REVIEW: BOLOGNA VIOLENTA – UNO BIANCA

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bologna violenta uno bianca

BOLOGNA VIOLENTA
‘Uno Bianca’–LP
(Woodworm, Wallace Records, Dischi Bervisti)
8/10

Ho scoperto che per me il Natale era arrivato in anticipo quando mi sono trovato il promo del nuovo lavoro, in uscita a Febbraio 2014, di Bologna Violenta, alias Nicola Manzan. È un concept album intitolato ‘Uno Bianca’, e racconta, ovviamente, l’epopea della banda guidata dai fratelli Savi, fatta di rapine, assalti, estorsioni e uccisioni, che occuparono le pagine di cronaca nera dall’87 al’94. ‘Uno Bianca’ è fatto per essere ascoltato in due maniere differenti: con o senza libretto. Le due esperienze differiscono totalmente per quel che riguarda la concezione dell’album, in quanto un ascolto “al buio” darà l’esperienza di un grind orchestrale, cambi di tempo, sviolinate impazzite come da anni il buon Nicola ci ha insegnato, ma senza alcun filo logico, lasciando scevri e un po’ frustrati; con il libretto sotto mano come la Stele di Rosetta, invece, si ha l’elenco delle peripezie della banda (basti notare come sono intitolate le tracce, si apre con la uno ’19 giugno 1987 – Pesaro: rapina casello A-14’) e viene descritta la scena così “Mezzanotte circa i fratelli Savi si avvicinano in macchina al casello autostradale. Entrano nel casello in retromarcia a folle velocità. Mettono a segno il colpo con il motore fuorigiri. Fuga in autostrada.”: le sviolinate, i rumori di sottofondo (è “bello” notare come ‘un rintocco di campana’ significhi ‘una morte’), il grind totale, acquisiranno un senso, come se grazie alla musica e alle parole si evocassero davanti agli occhi le immagini in diretta di quegli attimi frenetici, adrenalinici e carichi di tensione, per un totale di ventisette tracce che, fatta eccezione per un paio di esse, a metà e in chiusura, viaggiano di media sotto al minuto. Mi spiace aver dovuto fare lo spiegone. A livello musicale non posso imputare nulla a Nicola (ne parlo lo stesso come se fosse un fratello maggiore che invece ho solo conosciuto attraverso i suoi album o i suoi live), so il musicista che è e non sono qui a giudicare la sua tecnica e il suo lavoro, e l’idea del concept è azzeccata, ma forse come dai suoi precedenti dischi (‘Il Nuovissimo Mondo’ è un qualcosa di superlativo in questo!) mi aspettavo una dose maggiore di ironia e cinismo, qui totalmente assente (assenza giustificata anche a causa del tema trattato immagino, ma riconosco di avere un mio umorismo particolare) e che rende ‘Uno Bianca’ forse un album serio e oscuro a cui dedicare un tempo maggiore di fruizione, prendendo e sfogliando la sceneggiatura e non da tenere come semplice musica da sottofondo sul pc. Credo che l’intento fosse questo, ovvero raccontare attraverso la musica ciò che Bologna, provincia e le città limitrofe erano in quegli anni, e qui ‘Uno Bianca’ si rivela come un sigaro o come un buon whisky, da gustare con il dovuto tempo e la
dovuta calma.
(Fabrizio De Guidi, @fabriziodeguidi)

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